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20 MARZO: INCONTRO SULLA MEMORIA

immagine di presentazione 

di Alice Paolucci - 1 A

Lunedì 20 marzo sono venuti a scuola degli esperti che ci hanno spiegato l’importanza della memoria in un incontro a cui, fortunatamente, io e alcuni miei compagni abbiamo potuto partecipare in prima persona.

L’incontro è stato, per me, davvero toccante: sarà perché vi ho assistito dal vivo, riunita insieme ad altri studenti in aula teatro; sarà perché è un tema che mi ha da sempre molto colpito ed è stato istruttivo poter ascoltare in merito gli interventi di persone esperte. Inoltre, trovo che a scuola parlare di memoria sia indispensabile: così facendo, infatti, possiamo capire meglio cose di cui a volte, magari per la nostra giovane età, ancora non ci rendiamo perfettamente conto. 

Il primo punto su cui ci siamo soffermati è stato la spiegazione della differenza tra memoria e ricordo: memoria non è la stessa cosa di ricordo, ma si tratta di due concetti ben diversi, e gli esperti hanno molto insistito su questo. Con il termine “memoria” si fa riferimento alla funzione psichica che ci permette di riprodurre nella mente le cose accadute nel passato, localizzandole in uno spazio e in un tempo precisi. La memoria serve, quindi, ad orientare le nostre future azioni proprio in base alle esperienze precedenti: ci permette di confrontarci con il passato e di imparare dalle nostre azioni evitando di commettere ogni volta gli stessi errori.

Il ricordo è differente. Anch’esso fa riferimento ad eventi passati, ma implica una partecipazione personale e affettiva alla vicenda: l’esperienza che ricordiamo nel presente è accaduta proprio a noi e, quindi, la ricordiamo. 

Se scegliessimo di basare le nostre azioni future, i nostri progetti e le nostre idee solo sui ricordi personali, vivremmo una vita concentrata unicamente su noi stessi, su quello che ci capita, che viviamo in prima persona, e ci mancherebbe totalmente l’esperienza e il confronto con gli altri. Questo confronto, invece, è fondamentale per costruire una cultura di riferimento comune, condivisa da tutti gli individui che fanno parte di un gruppo sociale (questo vale per situazioni di estensione limitata, ad esempio una classe, come siamo noi a scuola, ma anche più in grande per i componenti di una nazione, di un Paese, di un continente…e perché no, del mondo).

Ma noi studenti come possiamo diventare più consapevoli del nostro passato o, addirittura, di un passato che non abbiamo vissuto, e che quindi non conosciamo per esperienza diretta? La risposta è negli anziani, e soprattutto nei nostri nonni: con loro, infatti, creiamo un rapporto affettivo di primaria importanza, che ci permette di crescere e conoscere insieme. 

I nonni ci insegnano cose che hanno fatto parte della loro vita e che adesso, per noi, stanno diventando storia: sempre meno sono i testimoni di eventi come la Seconda guerra mondiale…e quando non potremo più ascoltarli con le nostre orecchie, cosa succederà? Dimenticheremo tutto? 

Secondo gli esperti di ieri  no, perché la memoria può essere aiutata dallo studio, dalla visione di video e approfondimenti, come quelli che nella stessa conferenza di ieri ci sono stati illustrati… Ma l’insegnamento più importante è la capacità di sviluppare empatia verso le persone che ci circondano: finché i nostri nonni sono con noi, dobbiamo provare a metterci nei loro panni per capire ciò che hanno vissuto sulla loro pelle, i loro sentimenti ed emozioni; dobbiamo impegnarci ad ascoltarli e prenderci cura di loro il più possibile.