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LA RICERCA DELL'ASSOLUTO

 

di Aurora Ramondino - 3 A 
Ho sempre pensato che forse del buono poteva esserci un po' in tutti, magari in ogni singola cosa. Con quegli occhi nostalgici ho sempre creduto che l'assoluto fosse percepibile solo a chi lo ricercasse attentamente.

E ci ho creduto davvero, l'ho cercato, per tutto questo tempo, sempre. Mi illudevo del fatto che un singolo dito delle mie mani potesse sfiorare il cielo, in quelle sue nuvole spumose che prendevano la forma che più mi piaceva. Che ogni volta che guardavo qualcosa mi stupivo, e mi sentivo esplodere in una miriade di emozioni. E mi preoccupa adesso, che non faccio più caso ai tramonti, allo scorrere del tempo, ai ricordi, a me stessa, alla vita. Mi terrorizza il fatto di smettere di pensare, perché per me, limitarmi ad esistere vuol dire cessare di vivere. Mi spaventa avere quella quasi certezza che fra qualche anno mi ritroverò a vivere la vita degli adulti, persa in quella monotona quotidianità dove non si ha neppure un secondo di tempo per immedesimarsi nel bambino di una volta. Che era tutto così magico, tutto così diverso quando eravamo piccini. E ora i baci si sono trasformati in sesso, le carezze in schiaffi, l'aria che respiriamo in fumo,  la spensieratezza in problemi, i pensieri in torture. E quei candidi fiori dai colori vivaci che raccoglievamo nei campi sono improvvisamente appassiti, e i petali sono caduti, come una rosa senza le sue spine, puoi vedere l'oscurità che popola i miei pensieri, puoi sentire il silenzio che invade il mio cuore, puoi vedere come sono appassita in una notte. E più cerco di andare a fondo più in realtà mi reggo solo a galla. Più cerco un fine a ciò che faccio più uno scopo non lo trovo. Più cerco di concludere qualcosa più mi distraggo. Più cerco di stare bene più dentro sento sbriciolarsi l'anima. E credo di essere apposto ma la mia mente lo nega a se stessa, e più cerco di vivere più il ghiaccio prende il sopravvento soffocando quella piccola fiamma mi giace dentro. Che poi in fondo se ci pensi siamo tutti l'opposto di ciò che vorremo davvero essere, cerchiamo difetti per poi pregiarli, troviamo pregi da sopprimere, idee da tenere per noi e ricordi che preferiamo dimenticare.  Siamo così convinti che l'assoluto sia dentro ogni piccola cosa, ma non ci accorgiamo che di mezzo c'è quell'essenza impercettibile che a molti sfugge.  Ma in fondo vinco sempre io perché capisco l'indole delle persone prima di conoscerle sul serio, vinco ormai perché faccio dei ricordi di quella gente una mia proprietà, e so come sollevarle, come colpirle, come distruggerle,  se voglio. Perché non è possibile avere potere su qualcosa che in qualche modo non ti appartenga, non è possibile controllare qualcosa di cui non conosci l'essenza.  Che se ci fai caso puoi notare che l'odio è una sorta di amore ossessivo. Odio e amore, luce e oscurità, bene e male, perdono e vendetta, bianco e nero... sono opposti che non si escludono, senza uno non esisterebbe l'altro.  E ho provato a cercare l'assoluto nel tempo, in quanto questo forse, è così astratto che neanche esiste. Perché il tempo sembra quasi essere un'immensa distesa di ricordi rappresi dal tempo come carta ingiallita, modificati dal nostro inconscio in modo da formare granelli di sabbia essenziali per costruire il nostro presente. Alla fine non esiste ne passato, ne presente, ne futuro, in quanto è tutto un accumularsi di momenti insignificanti che a volte neanche sapevamo di aver vissuto. Ho cercato l'assoluto nelle prime luci dell'alba, capendo che in realtà quando sorge il sole la luna non scompare, ma resta nascosta nell'oblio del mistero.  Ho cercato l'assoluto nell'infinito mondo della natura, e vagando fra i sentieri più ripidi, per i boschi più fitti, per le profondità abissali del mare, ho capito che alla fine potevo solo ammirare quello che in molti chiamano stupore. In fondo la continua ricerca dell'assoluto è inutile, in quanto nulla lo è, ma tutto è scopribile, attraverso ignoti collegamenti.  Tutti hanno paura della morte, ma senza essa non ci sarebbe la vita. Tutti temono le cose estranee, anche se, tuttavia, è da strane domande che nascono discorsi universali. Tutti credono che bisogni progettare ogni evento, ma improvvisando si capiscono concetti che prima non erano minimamente considerati. Tutti ignorano il benessere, convinti di essere completi e ricchi con solamente oggetti materiali, e si sentono tutti così grandi, così potenti, ma in fondo siamo solo gocce d'acqua che cedono lentamente penzolando nel vuoto.  Tutti convinti che la vita sia una grande arcata di anni pieni e colorati, una cosa assoluta per così dire, quando, alla fine, è tutt'altro.